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- 12.10.2012
GREEN NETWORK
Il circo è finito e anche i clown hanno smarrito il sorriso
Da qualsiasi parte lo si osservi, il mercato oggi attraversa una delle fasi più difficili dal Dopoguerra in poi. A parte poche filiere di nicchia, in tutti i settori la competizione è diventata fortissima. I fattori sono diversi: la dinamica macroeconomica, la liberalizzazione del mercato europeo, la pressione dei Paesi emergenti (Cina e India su tutti), le ultime resistenze degli ex-monopoli di casa nostra, le politiche di ribasso o contenimento dei prezzi attuate dalle grandi società. Le PMI, le aziende personali, i piccoli studi professionali sono stretti in una morsa dalla quale è difficile uscire. In questo quadro, non ci sono molte soluzioni. Una è rintanarsi nel guscio delle proprie convinzioni e aspettare che la bufera passi. Passerà? Il dubbio è forte, e per questo forse è meglio prepararsi a uno scenario nuovo per il lungo periodo, in cui le dinamiche prima descritte saranno la normalità. Cambiare l'approccio al mercato diventa un'esigenza centrale per le aziende.
La collaborazione come valore strategico
Trovare la strada giusta non è facile. Si tratta di ribaltare anni e anni di concezione del mercato. Da un modello competitivo, le PMI devono passare a un modello collaborativo. Il gap culturale ed economico che separa le piccole e medie imprese dalle grandi imprese, infatti, può essere superato soltanto creando una rete di relazioni e rapporti collaborativi, di reciproco sostegno, finalizzati al miglioramento del ciclo produttivo nel suo complesso.
La collaborazione tra imprese
La strada della collaborazione tra imprese è una strada impegnativa e di non semplice applicazione. In molti casi, però, è anche una strada obbligata. Aldilà delle pressioni del mercato, che da sole basterebbero a legittimare la necessità di una collaborazione, in alcuni specifici casi di mercato è d'obbligo cooperare. Le opportunità offerte dalla legge sono molteplici, dal consorzio alle società consortili, e di recente il legislatore ha favorito anche la riunione temporanea tra imprese proprio per ottenere gli appalti di forniture pubbliche. Sono tutte occasioni da sfruttare.
Fare sistema
Le aziende, e le PMI in particolare, devono favorire lo sviluppo di una visione globale di un sistema-città, e poi a salire un sistema-provincia, un sistema-regione, un sistema-Paese. Cioè tutti gli attori, deposte le armi tipiche della concorrenza interna, devono credere e operare affinché sia il sistema a crescere. Crescendo il sistema, anche l'azienda ottiene i vantaggi derivati da questa crescita. Stare ai margini e mettersi in competizione con altre aziende del sistema rischia di far perdere il treno della competitività. La competitività, infatti, non si misura più in termini di provincia o regione. Si misura in termini di Paese, e ancora di più, di macro-regioni o di mondo intero. La globalizzazione impone la capacità di guardare al mercato globale in termini di sfide e produttività. La particolarità di operare in quest'ottica è che alla base si è trasformato il modello da competitivo a collaborativo. E si faccia attenzione: ciò non significa abbandonare le proprie politiche aziendali a favore di quelle di altri, ma metterle a disposizione di un progetto globale di crescita, senza per questo favorire il vicino a discapito nostro.
I vantaggi della collaborazione
Ma perché la collaborazione può rivelarsi un'arma tanto efficace? Collaborazione significa migliore comunicazione e rapporto più stretto tra fornitori e clienti, condivisione di parte dei processi, maggiore capacità contrattuale nel confronto di terze parti, dai fornitori ai soggetti istituzionali, capacità di comunicazione e persuasione verso i clienti finali con azioni congiunte, partnership mirate, per la ricerca e l'innovazione oppure nello sviluppo di alcune parti della produzione. I vantaggi sono innumerevoli e possono essere ricondotti quasi in ogni ambito della produzione e del posizionamento sul mercato.
Il ruolo di Internet
In questa serie di vantaggi derivati da una politica di collaborazione, la Rete può giocare ruoli rilevanti. Internet è di per sé un mezzo collaborativo che si presta a molteplici impieghi condivisi.
Il cambio di mentalità
Qualsiasi livello di collaborazione si intenda mettere in atto, sicuramente è necessario cercare il coinvolgimento di attori istituzionali che possano favorirne un esito positivo. Camere di commercio, associazioni d'industriali del settore, enti locali e altre istituzioni hanno tutto l'interesse dal creare un clima collaborativo. Ciò, però, non basta: il passaggio dal modello competitivo a quello collaborativo, infatti, non deve e non può essere un semplice accordo dirigenziale o di proprietà. Il primo passo per una collaborazione di successo è quello di avvicinarsi all'esperienza con una mentalità nuova, aperta e disponibile.
E 'ovvio che il settore immobiliare sta cambiando. E sta cambiando più rapidamente che mai. Ma dove sta andando? E dove si deve andare?
Il globale ed il locale possono essere visti come i due lati della stessa medaglia. La glocalizzazione ritiene che il fondamento della società in ogni epoca è stata ed è la comunità locale, dall'interazione degli individui, organizzati in gruppi sempre più allargati, presenti su un territorio. La glocalizzazione pone al centro della sua "filosofia", l'individuo, la persona umana, il patrimonio locale materiale e immateriale della persona e del gruppo di appartenenza. Non ignora la dialettica che deriva dall'incontro-scontro dei vari gruppi all'interno della logica sistema-sottosistema ma non perde mai di vista il micro nella sua relazione con il macro. Dà importanza al libero mercato ma ritiene che non potrà mai essere considerato un "primum" essendo il mercato una delle tante funzioni della persona umana che ha assunto tante sfaccettature nel corso dei secoli. La glocalizzazione dà importanza alla comunicazione tra gli individui e i gruppi definiti nello spazio e nel tempo e a come le nuove tecnologie abbiano favorito una accelerazione nei processi di trasformazione. La glocalizzazione ritiene necessario sottoporre a seria analisi i contenuti della comunicazione, che mediati dalle nuove tecnologie possono soffrire di distorsioni, superficialità, banalità.
"Think global, act local", sintesi tra il pensiero globale, che tiene conto delle dinamiche planetarie di interrelazione tra i popoli, le loro culture ed i loro mercati e l'agire locale, che tiene conto delle peculiarità e delle particolarità storiche dell'ambito in cui si vuole operare.
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dott. Franco Conte
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